La rottura dell'utero è una rara complicanza della gravidanza in cui la parete dell'utero si lesiona aprendosi improvvisamente. Questo evento è estremamente pericoloso e può avere conseguenze significative sia sulla salute del bambino che della madre.
La rottura dell'utero si verifica nello 0,07% di tutte le gravidanze, generalmente nel sito della linea cicatriziale derivante da un precedente cesareo. Questa condizione è più frequente durante il travaglio ma può verificarsi anche prima durante la gravidanza. L’utilizzo del forcipe e la somministrazione non controllata di ossitocina sintetica aumentano di molto la probabilità che questa grave emergenza ostetrica avvenga.
La sindrome da trasfusione feto-fetale è una condizione che può manifestarsi nelle gravidanze gemellari (o multiple) monocoriali (placenta unica e condivisa). La sindrome si manifesta quando i vasi sanguigni dei cordoni dei gemelli si sviluppano creando connessioni anomale all’interno della placenta determinando un flusso di sangue non sufficiente in uno dei gemelli (gemello donatore) e troppo abbondante nell’altro (gemello ricevente). Di conseguenza, il gemello donatore può andare incontro a insufficienza renale, causa di oligoidramnios, mentre il ricevente può produrre quantità elevate di liquido amniotico o polidramnios, condizioni che possono causare gravi lesioni. Nel caso di decesso del gemello donatore, anche il ricevente rischia serie conseguenze. La diagnosi della sindrome avviene attraverso l’esame fisico (misura del livello del liquido amniotico, dimensioni fetali etc), mentre il trattamento consiste nell’amniocentesi (per diminuire il liquido amniotico) o nell’utilizzo della chirurgia laser.
L'emorragia sottocongiuntivale nel neonato consiste nella rottura di un vaso sanguigno nel bianco dell'occhio, condizione nota anche come “occhio rosso”. Questa innocua lesione può verificarsi nei neonati in seguito a traumi subiti durante il parto o a causa di pressione elevata esercitata per far nascere il bambino bloccato nel canale del parto. In ogni caso questa complicazione non necessita di alcun trattamento e guarisce spontaneamente nell’arco di due settimane.
Dopo la nascita del bambino, la madre deve espellere la placenta; se ciò non avviene naturalmente i medici devono intervenire per evitare infezioni molti gravi e potenzialmente fatali. Esistono tre tipologie di placenta ritenuta: placenta adherens, intrappolata e accreta. La rimozione può avvenire manualmente, con la somministrazione di farmaci o mediante intervento chirurgico. Nei casi più complessi può essere necessaria l’isterectomia.
La placenta e il cordone ombelicale sono organi temporanei essenziali per il passaggio di ossigeno e nutrienti dalla madre al bambino. Il corretto inserzione del cordone nella placenta è fondamentale perché questo sistema funzioni. Esistono, però, due condizioni in cui il cordone si attacca in modo anomalo. Una di queste, l’inserzione marginale del cordone, è particolarmente pericolosa poiché il cordone, attaccandosi lateralmente alla placenta, zona meno resistente e non in grado di sostenerlo correttamente, non consente un adeguato trasferimento dei nutrienti dalla madre al feto. Non esiste un trattamento indicato per questa complicazione; è essenziale, però, che venga diagnosticata il prima possibile per programmare il parto cesareo.