Encefalopatia Ipossico-Ischemica: Quali sono le cause?

Le cause dell'encefalopatia ipossico-ischemica sono condizioni materne o del feto che causano una diminuzione dell'apporto di ossigeno o di sangue ossigenato al feto. Tali condizioni devono essere trattate correttamente dai sanitari per minimizzare i danni al neonato

L’encefalopatia ipossico ischemica è una lesione permanente dell’encefalo (il contenuto della scatola cranica) causata da una mancanza di ossigeno nel sangue (ipossia) o restrizione del flusso sanguigno (ischemia).

L’encefalopatia ipossico-ischemica può determinare serie conseguenze come convulsioni nel neonato, difficoltà nell’allattamento, scarso tono muscolare, problemi agli organi e problemi relativi ai riflessi del tronco cerebrale che, a loro volta, provocano problemi di respirazione.

L’encefalopatia ipossico ischemica può provocare altre condizioni collegate a lesioni cerebrali come la paralisi cerebrale infantile, l’emorragia intraventricolare con conseguente idrocefalo, e ritardo dello sviluppo e ritardo cognitivo.

Le cause e i fattori di rischio piu’ comuni di encefalopatia ipossico ischemica includono:

  • Cordone ombelicale avvolto intorno al collo. Tale situazione può causare un occlusione nel cordone tale da ridurre in modo significativo il flusso di sangue ricco di ossigeno al bambino. Il cordone ombelicale potrebbe essere avvolto intorno al collo in maniera talmente stretta da impedire il flusso nei vasi sanguigni del bambino e l’apporto di ossigeno al cervello.
  • Prolasso del cordone ombelicale. Si verifica quando il cordone ombelicale precede il bambino nel canale del parto. Quando ciò avviene, il corpo del neonato e la pelvi della madre esercitano una pressione sul cordone. Tale pressione può provocare una riduzione o un arresto completo del flusso sanguigno del bambino. Il prolasso del cordone ombelicale è un’emergenza ostetrica e, quando si verifica, il bambino deve essere partorito immediatamente tramite taglio cesareo.
  • Preeclampsia (o gestosi). Si verifica quando la mamma è ipertesa (soffre di alta pressione). L’ipertensione ne può determinare una riduzione del flusso sanguigno al bambino. Ci sono molti modi in cui l’ipertensione può provocare questa riduzione. Uno è quando l’alta pressione provoca lesioni o occlusioni nei vasi della placenta. Quando ciò si verifica ne consegue una riduzione del flusso di sangue ricco di ossigeno attraverso la placenta e il cordone ombelicale.
  • Gravidanza oltre il termine. Quando il bambino rimane nel grembo per più di 37 settimane, si potrebbe verificare una sindrome da gravidanza protratta con conseguente insufficienza dell’utero e della placenta causata dal deterioramento della placenta. La placenta inizia gradualmente a deteriorarsi dopo la 37º settimana, e potrebbe non essere più in grado di fornire al bambino una quantità adeguata di sangue ricco di ossigeno.
  • Corioamniotite e villite. La corioamniotite è un’infezione e infiammazione della placenta e delle membrane fetali. La villite è un’infezione e un’infiammazione della parte della placenta coinvolta nello scambio di gas (ossigeno, etc.) e sostanze nutritive. Queste infezioni possono provocare una rottura prematura delle membrane che, a sua volta, provoca fattori di rischio molto gravi come il parto prematuro e la nascita prima del completamento dello sviluppo dei polmoni, con conseguente mancanza di ossigeno al bambino.
  • La sindrome da aspirazione di meconio. Questo avviene quando il bambino respira il meconio alla nascita. Il meconio è un miscuglio tra liquido amniotico e le prime feci del bambino emesse all’interno del sacco amniotico. Quando un bambino ha meconio nei polmoni, può subire una grave sofferenza respiratoria e avere, dopo la nascita, problemi di respirazione che possono provocare mancanza di ossigeno.
  • Macrosomia (bambino grande) / sproporzione cefalo pelvica (il bambino è troppo grande o le pelvi materne sono troppo piccole). Quando un bambino è macrosomico, diventa più suscettibile a subire traumi durante il parto, anche in considerazione del fatto che in caso di macrosomia è più frequente l’uso di strumenti rischiosi come forcipe e ventosa ostetrica. I traumi possono provocare emorragie al cervello tali da causare, a loro volta, una mancanza di ossigeno nel cervello stesso. Inoltre, in presenza di un bambino macrosomico o di sproporzione cefalo pelvica, è più probabile che si verifichi prolungamento del parto. Se la gestante è affetta da diabete gestazionale, esiste una maggiore possibilità di avere un bambino macrosomico.
  • Distacco della placenta. La separazione della placenta dall’utero può provocare emorragie nella mamma e un apporto ridotto di sangue ricco di ossigeno al bambino. Può anche provocare un’interruzione, parziale o totale, dell’afflusso di sangue dalla madre al bambino tramite placenta e cordone ombelicale. Questo può provocare una mancanza di ossigeno nel bambino.
  • Rottura dell’utero. Può provocare una potenziale espulsione del bambino dall’utero nell’addome materno. Quando l’utero si rompe, la madre potrebbe perdere talmente tanto sangue da privare il bambino di sangue ricco di ossigeno. La rottura dell’utero può anche provocare un’interruzione della circolazione a livello della placenta o del cordone ombelicale provocando anche in questo modo una mancanza di ossigeno nel bambino. Le donne che si sottopongono a parto vaginale dopo parto cesareo corrono un rischio maggiore di rottura dell’utero.
  • Presentazioni anomale del bambino come quella facciale o podalica. Quando un bambino non è in posizione corretta (cioè con la testa che esce per prima dal canale del parto), il travaglio può essere prolungato, si possono verificare traumi alla testa e il prolasso del cordone ombelicale. Queste complicazioni possono provocare mancanza di ossigeno nel cervello del bambino. Inoltre i bambini con presentazione facciale possono subire gonfiore e un accumulo di liquidi nelle vie respiratorie superiori, provocando sofferenza respiratoria e mancanza di ossigeno.
  • Ritardo nell’esecuzione del taglio cesareo. Studi scientifici rivelano che quando si decide di far nascere un bambino tramite parto cesareo, il parto deve avvenire entro 18 minuti o meno, nella maggior parte dei casi. In caso di prolasso del cordone ombelicale il parto deve avvenire in tempi più brevi. Spesso i medici cercano di far nascere i bambini in modo naturale e non ricorrono al cesareo abbastanza in fretta, o, non hanno l’esperienza o l’equipaggiamento necessario per eseguire in tempi brevi un parto cesareo. Quando un parto cesareo non viene eseguito in fretta il bambino può subire mancanza di ossigeno per tempi troppo lunghi.
  • Pressione materna troppo bassa. Quando la pressione sanguigna materna è troppo bassa, il sangue che scorre dalla madre alla placenta e al cordone ombelicale potrebbe essere insufficiente. Questo può provocare una mancanza di ossigeno nel bambino.
  • Emorragia intracranica o intraventricolare. Le emorragie cerebrali si verificano in presenza di un trauma alla testa del bambino. Traumi alla testa possono verificarsi durante il travaglio e il parto soprattutto con l’uso di strumenti come il forcipe e la ventosa o quando la posizione del bambino (facciale o podalica) viene mal gestita. Emorragie cerebrali possono provocare una riduzione nell’apporto di sangue e ossigeno al cervello.
  • Parto traumatico. Questo si verifica quando vengono utilizzati strumenti come il forcipe e la ventosa o vi è la distocia della spalla (la spalla è intrappolata dietro le pelvi materne). Il trauma può provocare emorragie nel cervello che a loro volta provocano mancanza di ossigeno. Inoltre la distocia della spalla può provocare traumi cranici e un travaglio prolungato che possono provocare emorragie e mancanza di ossigeno nel bambino.
  • Contrazioni uterine eccessivamente forti o frequenti (Iperstimolazione) possono essere provocate dall’uso improprio di Ossitocina. Contrazioni troppo intense e frequenti esercitano una pressione costante sui vasi sanguigni nell’utero e nella placenta impedendo il flusso di sangue dalla placenta al cordone ombelicale e al bambino. Questo può provocare mancanze di ossigeno.

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