L’uso della ventosa ostetrica durante il parto, a causa dei rischi ad esso associati, deve essere limitato ai casi in cui si verificano determinate condizioni ostetriche. Le principali situazioni in cui è richiesto l’utilizzo della ventosa comprendono:
• seconda fase del parto prolungata
• lo stato fetale non è rassicurante
• la mamma presenta malattie, che potrebbero comportare ripercussioni sul bambino durante gli sforzi del parto (ad esempio, malattie cardiache o neurologiche)
• la mamma è stremata e non riesce più a partecipare attivamente al parto
Esistono diversi casi in cui la ventosa ostetrica non dovrebbe mai essere utilizzata:
• Il bambino ha meno di 34 settimane di gestazione. Vi è il rischio di emorragia intraventricolare fetale (sanguinamento nel cervello) a queste età.
• la sproporzione cefalo-pelvica (CPD) è presente, cioè quando il bacino della madre è troppo piccolo per le dimensioni o la posizione del bambino, così da rendere impossibile per il bambino la naturale uscita attraverso il canale del parto.
• la testa del bambino non è posizionata verso il basso o non è sistemata correttamente.
• sono stati effettuati campionamenti del cuoio capelluto mediante posizionamento degli elettrodi sul cuoio capelluto stesso. Queste procedure già da sole possono aumentare il rischio di cefaloematomi (emorragie sotto la pelle della testa) o emorragie esterne a partire dalla ferita del cuoio capelluto stesso.
• si verificano demineralizzazione fetale, disturbi del tessuto connettivo o diatesi emorragica fetale.
Le donne già obese prima della gravidanza e le donne che non sono obese prima della gravidanza, ma che prendono più di 16 Kg durante la stessa, corrono un rischio più alto di aver bisogno della ventosa ostetrica durante il parto rispetto alle donne non obese.
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