Quanto tempo hanno i genitori per poter chiedere il risarcimento?
Il diritto al risarcimento per la paralisi cerebrale del bambino può essere esercitato entro dieci anni dal momento in cui i genitori siano venuti a conoscenza della lesione da lui subita. Attualmente sono in discussione proposte di legge per abbassate tale termine a soli due anni.
Quali sono i danni risarcibili?
I danni risarcibili in caso di paralisi cerebrale del bambino addebitabile a negligenza, imperizia e imprudenza altrui sono essenzialmente di due tipi:
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danni psico-fisici del bambino e dei suoi genitori e fratelli (danno biologico)
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danni economici del bambino e dei genitori (danno patrimoniale)
Danni psico-fisici del bambino e dei suoi genitori e fratelli (danno biologico)
Definizione di danno biologico – il danno biologico è la lesione del bene salute nella triplice componente di lesione dell’integrità psico-fisica, di compromissione della salute nelle manifestazioni quotidiane che riguardano la vita di relazione e la sfera spirituale, intellettiva e affettiva del soggetto. L’importo del danno andrà liquidato considerando circostanze del caso concreto quali la gravità delle lesioni, gli eventuali postumi permanenti, l’età, l’attività espletata, le condizioni sociali e familiari del danneggiato.
Danno biologico del bambino – L’entità economica del danno biologico è direttamente proporzionale al grado ed al carattere (permanente o temporaneo) dell’invalidità del soggetto affetto da paralisi cerebrale. Nella maggioranza dei casi, i soggetti affetti da tale condizione sono permanentemente dipendenti da terzi per l’espletamento degli atti elementari di vita. Si raggiungeranno, dunque, gradi di danno permanente pressoché totale. L’importo spettante a titolo di risarcimento sarà dunque pari o vicino al massimo previsto.
Danno biologico dei genitori
Il danno biologico subito da genitori comprende:
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il danno alla vita di relazione, determinato dalla minor possibilità di rapporti sociali, connesso alle eccezionali attenzioni di cui necessita ordinariamente il soggetto affetto da paralisi cerebrale
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il danno psicofisico derivante dal maggior sacrificio rispetto all’ordine del dovere di accudire crescere il bambino con affetto partecipazione, oltre allo “shock” emotivo consequenziale all’inaspettato esito della nascita
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il pregiudizio arrecato alla carriera professionale dei genitori, i quali, per via del minore tempo da dedicare al lavoro, sono stati privati di gratificazioni che avrebbero sicuramente sollevato la loro personale qualità della vita
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danno alla sfera asessuale dei genitori, con l’evidentissima incidenza del rifiuto anche psicologico alla procreazione
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frustrazione delle legittime aspettative dei genitori circa una vita serena e il raggiungimento di più alti livelli sociali da parte del figlio
Danni economici (danni patrimoniali)
La condizione di paralisi cerebrale causa una ingentissima perdita economica sia al soggetto che ne sia affetto, azzerando di fatto la sua capacità di lavorare e dunque di produrre reddito, sia alla sua famiglia, la quale dovrà sostenere ingenti spese per l’assistenza e le cure necessarie al figlio per tutta la vita.
I danno subiti, rispettivamente dal soggetto effetto da paralisi cerebrale e dalla sua famiglia, sono i seguenti:
Danno economico del bambino (perdita della capacità di produrre reddito) – Le disfunzioni motorie e/o la disabilità intellettiva che la condizione di paralisi cerebrale comporta incidono sulla capacità di lavorare e quindi di produrre reddito del soggetto affetto dalla paralisi cerebrale medesima. Il giudizio medico-legale sulle ripercussioni che lo stato menomativo avrà sulla capacità futura di produrre reddito è relativamente semplice poiché detta capacità, nel soggetto affetto da paralisi cerebrale, è pressoché abolita.
Danno economico dei genitori (spese future per la cura ed assistenza del figlio) – Le spese a cui la famiglia del bambino affetto da paralisi cerebrale andrà incontro per tutta la vita sono rilevantissime, a volte addirittura maggiori del risarcimento del danno permanente biologico e del danno patrimoniale da lucro cessante. Nella prassi risarcitoria italiana, il criterio seguito dalla magistratura è quello di calcolare, attraverso un processo di ricapitalizzazione, una cifra unica omnicomprensiva in un unico tempo, che tiene conto, dunque, non solo del danno come emerge al momento del giudizio, ma anche di come esso si proietterà in futuro.
Il processo di capitalizzazione delle spese future si basa essenzialmente su due parametri:
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l’aspettativa di vita del soggetto leso, ovvero il numero di anni che si presume quel soggetto ancora vivrà
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il costo annuale delle cure
Il costo annuale delle cure è, per la sua quasi totalità, relativo a cinque diversi parametri:
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l’assistenza sanitaria (attività specialistica, medica, infermieristica);
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l’acquisto di farmaci;
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l’adeguamento dell’ambiente domestico;
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l’acquisto di presidi di supporto;
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l’assistenza ausiliaria (attività non specialistica, supporto di collaboratori interni o esterni)
Per capire, senza alcun impegno, come ottenere un’Analisi Medico Legale o avere delucidazioni sulla procedura volta al Risarcimento, chiama lo 06/90281097 o compila il nostro modulo di contatto
Sospetti che uno dei seguenti soggetti o strutture sia responsabile della paralisi cerebrale di tuo figlio?
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Ostetrico/a
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Pediatria
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Neurologo
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Anestesista
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Infermieri
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Staff dell’ospedale
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Ospedale
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Clinica
I doveri della struttura sanitaria e dei medici
Ciascuno dei soggetti elencati sopra, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, è tenuto a rispettare i seguenti obblighi:
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l’obbligo negativo del neminem ledere (l’obbligo di non arrecare un peggioramento della salute del paziente)
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obbligo positivo di determinare, agendo con perizia, un miglioramento della condizione di salute del paziente.
Una specificazione degli obblighi anzidetti è il dovere del medico di informare
A chi può essere rivolta la richiesta di risarcimento?
La richiesta di risarcimento può essere rivolta contemporaneamente nei confronti dei seguenti soggetti:
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struttura sanitaria (ospedale, clinica, casa di cura)
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medici impiegati nella struttura sanitaria
La struttura sanitaria ed i medici in essa impiegati saranno responsabili solidalmente. In altre parole, l’intero danno potrà essere richiesto all’una od agli altri o ad entrambi, ed in caso di mancato o parziale pagamento da parte di un soggetto ci si potrà rivalere sull’altro.
Come provare gli errori del medico o della struttura sanitaria?
I genitori del bambino, nella richiesta di risarcimento del danno, dovranno limitarsi a sostenere che il medico assegnatogli dalla struttura sanitaria a cui si siano rivolti abbia commesso una violazione dei sui obblighi professionali tale da aver potuto causare il danno lamentato. Non dovranno invece provare che l’inadempimento sia dovuto alla colpa del medico, in qualsiasi forma essa si manifesti (negligenza, imprudenza od imperizia).
Sarà il medico che potrà liberarsi dalla responsabilità solo provando che l’inadempimento sia stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile e dunque non a causa della sua negligenza, imprudenza od imperizia.
Si è verificata una mancanza di consenso informato?
Il paziente, per potersi dire liberamente formata la sua volontà di consentire l’intervento medico, dovrà ricevere un’informazione completa e dettagliata in ordine a:
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natura dell’intervento o dell’esame (se sia cioè distruttivo, invasivo, doloroso, farmacologico strumentale, manuale, ecc.)
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portata ed estensione dell’intervento o dell’esame (quali distretti corporei interessi)
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rischi che l’intervento comporti, anche se ridotti (con effetti collaterali, indebolimento di altri sensi od organi)
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percentuale verosimile di successo
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possibilità di conseguire il medesimo risultato attraverso altri interventi e rischi di questi ultimi
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eventuali inadeguatezze della struttura dove l’intervento verrà eseguito
sono esclusi dal consenso, solo i rischi anomali, quelli cioè che possono essere scritti unicamente al caso fortuito.
Il consenso, in ogni caso, deve essere continuato nel senso che non può essere prestatouna tantum all’inizio della cura ma deve essere richiesto e riformulato per ogni singolo atto terapeutico o diagnostico il quale sia suscettibile di cagionare autonomi rischi.
La violazione del consenso come autonoma fonte di responsabilità
In caso di mancanza di consenso informato l’illecito del medico consiste non nel mancato rispetto delle regole dell’arte medica, ma nell’omessa informazione, poiché quest’ultima, impedendo al paziente di esercitare il diritto di rifiutare l’intervento viene considerata quale antecedente causale dell’evento infausto.
La mancata richiesta del consenso costituisce, pertanto, autonoma fonte di responsabilità qualora dall’intervento scaturiscano effetti lesivi, o addirittura mortali, per il paziente, per cui nessun rilievo può avere il fatto che l’intervento stesso sia stato eseguito in modo corretto. In altre parole se manca il consenso informato relativo al trattamento cui verrà sottoposto il paziente, è assolutamente indifferente che detta prestazione sia stata eseguita correttamente o meno, dal momento che il medico ( e la struttura presso cui il relativo trattamento è stato portato a termine) verranno considerati egualmente responsabili 1.
Onere di provare l’esistenza del consenso informato
l’onere di provare la sussistenza del consenso informato, incombe sempre sul sanitario e non sul paziente ( com’era un tempo). Peraltro, tale onere non può considerarsi assolto, con la semplice introduzione di un modulo prestampato, sintetico, generico e non dettagliato, fatto sottoscrivere al paziente, come invece è accaduto in passato e purtroppo accade tuttora.
Casi in cui è possibile non chiedere il consenso informato
La necessità del consenso informato, tuttavia, viene meno in presenza delle seguenti circostanze:
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stato di necessità effettivo
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stato di necessità presunto o putativo (ovvero quando il medico, senza colpa, abbia ritenuto invasa circostanze scusabili l’esistenza di un pericolo di danno grave alla salute del paziente).
Sospetti un errore diagnostico?
In determinate circostanze, l’omessa, ritardata od errata diagnosi può comportare conseguenze gravissime sia alla mamma che al neonato. La diagnosi, per poter essere efficace, deve essere effettuata a regola d’arte e non oltre un determinato lasso di tempo ritenuto ragionevole in considerazione dei sintomi riportati dal paziente.
La diagnosi errata può determinate lesioni al bambino nel caso in cui venga effettuata una scelta terapeutica errata ed il bambino stesso venga curato per una condizione della quale non sia affetto. Il ritardo nel diagnosticare può anche comportare un aggravamento della condizione del bambino tale da renderla irreversibile.
L’errore diagnostico include:
Mancata diagnosi
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mancata diagnosi di gravidanza
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mancata diagnosi di complicazioni della gravidanza (come gravidanza uterina, ectopica o multigemellare)
Diagnosi effettuata in ritardo
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Ritardo evitabile nell’esecuzione di un esame o rifiuto di eseguire un esame
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Ritardo evitabile nell’avvertire o diniego di avvertire il medico specialista
Diagnosi errata
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Interpretazione errata di risultati di esami o di tracciati di monitor
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Conseguente errore nell’adottare la terapia appropriata
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Errore nel calcolare l’età gestazionale
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Sono stati commessi errori nel trattamento prima, durante o dopo la nascita?
Errori terapeutici possono essere commessi prima del concepimento, durante la gravidanza, durante il parto od immediatamente dopo il parto. Si può parlare di errore quando la condotta del sanitario sia stata negligente, imprudente od imperita. Per poter configurarsi il diritto al risarcimento è necessario che l’errore sia stato la causa di una determinata lesione o abbia causato l’inalterazione dello stato morboso.
Gli errori terapeutici includono:
Errori di valutazione ed errori di trattamento
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Errori nel valutare o trattare complicazioni o patologie durante la gravidanza o durante il parto
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Errori nel valutare o trattare la sofferenza fetale
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Errori nell’effettuare un tempestivo parto cesareo dovuto a causa di sofferenza fetale
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Errori nell’effettuare un tempestivo parto cesareo dovuto a causa di altre condizioni quali infezioni o travaglio prolungato
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Esecuzione di un taglio cesareo non necessario
Errore nella scelta terapeutica o nell’esecuzione della terapia
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ingiustificato ritardo nel trattamento
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mancata somministrazione di quantità adeguate di ossigeno al bambino in caso di asfissia neonatale
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Errori nel monitoraggio della somministrazione di ossigeno al neonato
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Errori nel trattare adeguatamente il neonato che abbia sofferto un trauma durante il travaglio
Sospetti che vi siano stati errori nel trattamento? Il tuo bambino è stato sottoposto a fattori di rischio prima, durante o dopo il parto?
Per esempio:
Durante la gravidanza
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hai contratto un’infezione durante la gravidanza (batterica, virale, parassitica o trasmessa sessualmente) come rosolia, toxoplasmosi, rubella, cytomalovirus, herpes od infezioni del tratto urinario (UTI) che abbia determinato un rischio per il feto? Il tuo dottore non ti ha prescritto alcuna cura dicendo di non preoccuparti dell’infezione? Il tuo dottore ha trattato l’infezione correttamente?
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Il tuo sangue è risultato essere Rh incompatibile?
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Durante la gravidanza od il travaglio hai sofferto di preeclampsia/ipertensione e tali condizioni non sono state adeguatamente o tempestivamente curate?
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Durante la gravidanza il tuo medico ha omesso di ordinare determinati esami?
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Durante la gravidanza il tuo ginecologo non ha notato variazioni del battito cardiaco del feto?
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Durante la gravidanza od il travaglio hai avuto febbre con temperatura maggiore di 38°?
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Il tuo bambino è nato prematuro e sono stati usati farmaci per arrestare il travaglio o per indurre la crescita dei polmoni del bambino?
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Hai avuto un emorragia importante durante la gravidanza? E’ stata trattata correttamente?
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Hai avuto una rottura prematura delle acque e una prematura separazione della placenta senza che siano state approntate le dovute cure?
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La tua gravidanza è stata considerata a rischio ma non è stata trattata come tale in ogni fase della gravidanza, del travaglio e del parto?
Durante il travaglio ed il parto
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Hai avuto una rottura della placenta?
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Hai avuto uno shock da emorragia o da sofferenza fetale il quale abbia determinato un distacco della placenta?
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Sospetti che in una qualsiasi fase della gravidanza siano mancati al feto ossigeno o nutrienti?
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Quando si sono rotte le acque vi erano tracce di meconio (materiale fecale espulso dal feto) nel liquido amniotico?
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Dopo la rottura delle acque, hai impiegato più di 24 ore a partorire il tuo bambino?
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I medici hanno omesso di effettuare qualche esame durante il travaglio?
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I medici hanno commesso errori nell’interpretare qualche specifico test o studio durante il travaglio?
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Hai avuto preeclampsia/ipertensione durante il travaglio e tale condizione non è stata trattata tempestivamente o correttamente?
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Durante il parto si è fatto ricorso all’uso di forcipe o ventosa ostetrica?
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Il tuo bambino ha subito lesioni a causa dell’uso del forcipe o della ventosa ostetrica?
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Il bambino è rimasto incagliato nel canale del parto ed il travaglio è durato a lungo? Il personale medico che ha assistito al parto non ha preso nessun provvedimento nonostante il tuo travaglio sia durato molto di più del dovuto?
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Si sono verificati problemi relativi al cordone ombelicale, come il prolasso del cordone, che abbiano potuto soffocare il bambino durante il parto?
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La testa del tuo bambino era troppo grande rispetto al canale del parto (sproporzione cefalo pelvica)? In caso affermativo, è stato effettuato un taglio cesareo?
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Durante il parto si è verificata distocia della spalla (spalla del bambino incagliata dietro l’osso pubico)?
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Il battito del tuo bambino è stato monitorato? Il battito cardiaco del tuo bambino ha indicato sofferenza fetale durante il travaglio? L’ostetrico ha omesso di diagnosticare variazioni del battito del bambino durante il travaglio?
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Il personale medico che ha assistito al parto ha omesso di effettuare il parto cesareo nonostante fosse o avrebbe dovuto essere a conoscenza che il tuo bambino era in sofferenza?
Dopo la nascita
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Il tuo bambino era affetto da itterizia alla nascita?
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Il tuo bambino ha pianto spontaneamente subito dopo il parto?
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Subito dopo il parto, il tuo bambino ha avuto bisogno di essere rianimato o gli è stata applicata la mascherina?
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Il bambino è stato mandato nel reparto di terapia intensiva neonatale?
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Il bambino è stato curato per itterizia?
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Il tuo bambino aveva un indice APGAR troppo basso?
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Il tuo bambino è nato dopo più di 42 settimane di gestazione?
Sospetti che la condizione del tuo bambino sia la conseguenza di errori nella prescrizione e nell’uso di farmaci?
Gli errori nell’uso e prescrizione di farmaci includono:
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Somministrare il farmaco in dosi sbagliate
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Errori di trascrizione della prescrizione
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Somministrazione di farmaco diverso da quello prescritto
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Prescrizione di farmaco errato
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Prescrizione di dosaggio errato
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Prescrizione di farmaco a cui il paziente è allergico
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Prescrizione di farmaco incompatibile, con conseguenti reazioni avverse nel paziente
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Somministrazione dell’anestesia in modo non corretto
Il tuo bambino ha subito una lesione prima, durante o dopo il parto?
Le moderne tecniche ostetriche hanno contribuito in maniera importante alla salvaguardia della salute sia del bambino che della mamma. Tuttavia, alcune di tali tecniche, se usate impropriamente, senza attenzione o cautela, possono avere effetti devastanti. Il corpo del neonato, compreso il suo cervello e sistema nervoso centrale, non sono ancora completamente sviluppati al momento della nascita. Il neonato è molto fragile e suscettibile ad una varietà di fattori di rischio, come infezioni, lesioni traumatiche e mancanza di ossigeno. Ogni lesione sofferta durante il periodo di formazione dell’encefalo, specialmente se durante il parto, può alterare permanentemente lo sviluppo del bambino. Molte eventi verificabili durante il parto possono determinare condizioni di permanente inabilità od anche la morte. L’asfissia del neonato, il più grave tra tali eventi, può causare complicazioni molto gravi, inclusa la paralisi cerebrale infantile. L’asfissia può essere causata da infezioni, lesioni fisiche o traumi subiti dal neonato durante il parto.
Gli errori medici che possono causare una lesione cerebrale al neonato sono i seguenti:
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Omessa diagnosi di sofferenza fetale o di asfissia perinatale
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Scelta della tecnica di parto sbagliata in relazione alle circostanze del caso
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Mancata esecuzione di parto cesareo d’emergenza
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Ritardo superiore a 30 minuti nell’iniziare il parto cesareo
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Mancata diagnosi o trattamento di complicazioni relative al cordone ombelicale
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Mancata diagnosi o trattamento di ipertensione o tossiemia materna
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Uso inappropriato o eccessivo della ventosa ostetrica o del forcipe risultanti in lesioni al neonato
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Mancata diagnosi o trattamento di travaglio o gravidanza ad alto rischio
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errori nella rianimazione del neonato
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Errori nel trattare le convulsioni del neonato
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Errori nel trattare l’ittero del neonato
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Errori nel trattare la meningite del neonato
Avvocati per paralisi cerebrale infantile causata da malasanità
Se al tuo bambino è stata diagnosticata una paralisi cerebrale oppure se ritieni che il tuo bambino possa avere i sintomi della paralisi cerebrale, contatta lo studio legale GRDLEX oggi stesso per una consulenza gratuita. I nostri avvocati specializzati in lesioni perinatali, con l’assistenza dei medici specialisti del nostro staff (ginecologo, neonatologo e neuropsichiatra infantile) possono stabilire se la paralisi cerebrale diagnosticata al tuo bambino sia la conseguenza della negligenza o imperizia del medico o della struttura ospedaliera e aiutarti a ottenere il risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali, necessario per garantire tutte le cure di cui il tuo bambino avrà bisogno nel corso della sua vita.
La procedura non ha alcun costo iniziale e pagherai solo a risarcimento ottenuto.